L’APPARENZA INGANNA?

Il problema della dicotomia tra essere e apparire persiste da sempre, causando all’uomo non pochi problemi. Il dualismo tra apparenza e realtà nasce dall’esigenza umana di operare misurazioni nel mondo al fine di cogliere la realtà. Sebbene l’apparenza sta ad indicare un riferimento all’opinione, quindi alla percezione sensibile del fenomeno, spesso non viene contrapposto alla verità: quante volte ci sarà capitato di affidarci alle prime impressioni, pur sapendo che “l’abito non fa il monaco”.

Ciò accade poiché l’esperienza immediata costituisce il sistema di riferimento attraverso cui incontriamo il mondo, il quale corrisponde al primo grado di conoscenza della realtà. Bisogna però porre una certa attenzione sulla prima impressione: nonostante non sia veritiera, svolge comunque un ruolo fondamentale, cioè avvicinarci a qualcosa o a qualcuno. L’errore sarebbe sia quello di fidarci completamente dell’illusione provocata, sia di ignorarla: la scelta più saggia è sempre quella di approfondire e di conoscere meglio.

Herman Hesse scrisse nel suo romanzo “Knulp il vagabondo”: “tutto è bello se visto al momento giusto”.

Facciamo un esempio. Ci troviamo al supermercato per comprare della frutta e siamo molto di fretta, allora, nella foga, vediamo in una cesta delle mele splendide, di un rosso fuoco ardente. Decidiamo così di comprarle e, senza troppa attenzione, le gettiamo nel sacchetto e andiamo via. Sarà troppo tardi però quando ci accorgeremo che la maggior parte di quelle mele sono in realtà marce e che hanno una metà appositamente modificata e resa perfetta soltanto per fare profitto.

Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. Poiché quelle mele ci servivano e ne cercavamo di qualità in poco tempo, ci siamo limitati alla nostra prima impressione, portando a casa un sacchetto di mele marce. Potremmo dare la colpa al fruttivendolo, ma in realtà la responsabilità delle nostre scelte appartiene solo a noi. Con le mele abbiamo preferito la via più facile, scegliendo così di lasciarci ingannare.

La realtà invece, è il massimo grado di conoscenza a cui possiamo aspirare: conoscere perché il Sole sorge, perché proviamo i sentimenti, perché esistiamo… Purtroppo essa è crudele e non ci permetterà, forse mai, di conoscere tutto su tutto, tuttavia quest’affermazione potrebbe anche essere una prima impressione, soltanto un’illusione. Per scoprirlo dobbiamo approfondire quello che sappiamo per giungere a quello che non conosciamo.

La dicotomia tra apparenza e realtà trae in inganno ciascuno di noi quotidianamente. Un fenomeno che la rende esplicita ai massimi livelli al giorno d’oggi sono i social network: ogni contenuto pubblicato non corrisponde mai alla realtà dei fatti. Sui social vediamo solo ciò che gli altri vogliono farci vedere, dalle banalità come un selfie, alle irrefrenabili fake news.

Affermare che “Parigi è meglio di Marsiglia” soltanto perché abbiamo visto qualche foto appositamente scelta da chi ce l’ha proposta è da folli. Così come qualsiasi altro giudizio (o pregiudizio) a cui non risparmiamo mai di dar voce.

Foscolo diceva “come puoi ragionare di cose che non conosci?”.

Ciò che sembra non corrisponde alla verità. L’apparenza ci inganna facendoci pensare di aver capito tutto in una frazione di secondo, quando invece non abbiamo capito proprio niente. Conoscere richiede tempo, impegno e sacrificio e, se vogliamo realmente dare senso ai nostri pensieri e alle nostre parole, meglio rimboccarsi le maniche. Meglio un sacchetto di mele mature o uno pieno di mele marce?

Alessandro Pannone 4Asa

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