QATAR 2022: È GIÀ POLEMICA SUI SOCIAL!

 I mondiali programmati per il 2022 in Qatar stanno destando molti dubbi e accuse nei confronti del Paese ospitante; il motivo? Violazione dei diritti umani.

In questi giorni, durante la qualificazione ai mondiali, l’argomento più discusso è l’accusa, lanciata da alcune squadre verso gli organizzatori della 22ª edizione del campionato mondiale di calcio, per violazione dei diritti umani.

Ad oggi si parla di circa 6000 vite perse per la costruzione degli stadi; la maggior parte erano lavoratori immigrati e mai registrati. Il Qatar è infatti una nota destinazione per molti immigrati che sempre più frequentemente, grazie alla promessa di un lavoro ben retribuito, vengono sottoposti a regimi di schiavitù e allo sfruttamento.

Durante la settimana di qualificazione dei Mondiali di fine marzo è diventata famosa sui social la partita Norvegia-Gibilterra, ma non per lo spettacolo di gol o azioni particolari: doveva essere una semplice partita serale, facile per i padroni di casa. Al loro ingresso in campo, le due squadre si sono disposte per cantare i propri inni nazionali e i giocatori della Norvegia si sono presentati con una maglia non ufficiale, ma che riportava la seguente frase: “Respect on and off the pitch”. Questa accusa era stata già lanciata da una piccola squadra del campionato norvegese: il Tromsø che però ,non avendo fama, l’ha proposta alla Federazione norvegese per diffonderla su più vasta scala. La notizia ha fatto molto scalpore: c’è chi pensa che questo gesto fosse un reale boicottaggio, immediatamente smentito dalla società, e chi ha supportato la protesta e l’ha diffusa sui social. La Federazione internazionale delle associazioni calcistiche (FIFA) è stata duramente attaccata da Amnesty International, poiché, nonostante la FIFA abbia un comitato consultivo sui diritti umani, non ha affrontato nei suoi rapporti importanti questioni relative ai mondiali in Qatar. Altre Nazionali hanno preso parte a questa protesta (Germania, Olanda e Danimarca),  rispondendo sollecite all’appello lanciato dalla Norvegia. Queste azioni, non richieste né supportate dalla FIFA, non hanno determinato alcun provvedimento disciplinare.

I social in questo caso sono stati una vera e propria arma di diffusione contro le violazioni dei diritti che avvengono ancora oggi in Paesi come il Qatar. Credete che, se club come la Norvegia non avessero divulgato questa protesta, oggi si sarebbe a conoscenza di tutto ciò?

Vincenzo Maione e Claudio Bottiglieri

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