L’indifferenza colpevole di omicidio

Violenza, disperazione e spettatori passivi: la de-responsabilizzazione colpisce ancora

L’indifferenza è il veleno del mondo, un recinto che ci separa dalla realtà circostante, che ci chiude nel nostro piccolo mondo senza darci la possibilità di porre domande. Una gabbia di emozioni che ci incatenano, che ci impediscono di agire. Non importa che il fatto stia avvenendo in un parco, in una stazione, non importa quanta gente ci sia, la vittima è sola. Ella subisce non solo soprusi, ingiustizie, ma anche gli sguardi distolti dei  passanti, il loro passo veloce, la loro indifferenza. Uccisa due volte, e quell’indifferenza è stata il colpo di grazia. Perché ciò avviene? Perché non prendiamo coscienza di ciò che accade intorno a noi? O meglio, perché ignoriamo e annulliamo la nostra coscienza in queste circostanze? Ciò viene analizzato e spiegato nella sociologia. La sociologia è una scienza che studia il comportamento sociale umano e si interessa della struttura e della funzione della società. Secondo gli psicologi in talune circostanze noi tendiamo ad annullare la nostra coscienza e il nostro senso di responsabilità, aggrappandoci al presupposto che oltre a noi ci siano anche altre persone in grado di supportare e aiutare quella determinata persona, dunque non  ci sentiamo responsabili. Dalla sociologia abbiamo appreso come le esperienze temprino e modifichino il carattere dell’individuo, positive negative che siano. Ora se noi insegnassimo determinati valori a degli scolari, quali il rispetto, la solidarietà, contribuiremmo alla formazione di un domani migliore, più civile, una società basata sul principio della cooperatività, del rispetto e dell’uguaglianza. Per aumentare la consapevolezza nell’individuo bisognerebbe sensibilizzarlo su determinate tematiche affinché il suo intervento risulti naturale. In questo modo molte, moltissime vite verrebbero risparmiate. Come quella di Martina, sedici anni, picchiata e strattonata a sangue nel bel mezzo della piazza dal fidanzato geloso. O come quella di Luciano, che si è tolto la vita perché costantemente aggredito e vittima di scherzi crudeli; i suoi compagni di classe ne erano a conoscenza, ma hanno sempre taciuto. Vite spente dalla crudeltà, dalla cattiveria, dall’indifferenza, complice assidua dell’omertà. Cuori che non potranno più battere … E come i loro, tanti altri.

Nessuna vita è solitaria, ogni esistenza ne influenza un’altra. Una mia parola, un mio gesto, possono salvare quell’esistenza o ferirla. Non bisogna sottovalutare la catena che ci unisce, noi abbiamo la responsabilità della vita, di salvaguardarla, rispettarla e proteggerla.

 

Di Maria Grazia Splenito

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